Secondo l’Energy Information Administration (EIA) la produzione di petrolio negli Stati Uniti è cresciuta del 17% nel 2018 a una media annuale di 10,96 milioni di barili al giorno, raggiungendo un nuovo record. La produzione interna ha raggiunto anche 11,96 milioni di barili al giorno nel mese di dicembre 2018, il più alto livello mensile di produzione di petrolio. La produzione di petrolio negli Stati Uniti è aumentata significativamente negli ultimi 10 anni, trainata principalmente del petrolio da scisto. Le aziende che operano in queste aree hanno aumentato l’uso delle tecniche di perforazione orizzontale e di fratturazione idraulica.

Nel 2018 la produzione di questo petrolio ha rappresentato circa il 60% della produzione totale di petrolio negli Stati Uniti.

L’EIA prevede che questa crescita della produzione continuerà nel periodo 2019-2020 e raggiungerà 12,3 milioni di barili al giorno nel 2019 e 13 milioni di barili al giorno nel 2020. La maggior parte della produzione arriverà dal     Texas, che rappresenta il 40% del totale nazionale (circa 4,4 Mb/g nel 2018). Dal 1970 il Texas è sempre stato in prima posizione ad eccezione del 1988 e del periodo 1999 -2011, quando è stata più alta la produzione offshore dalla zona del Golfo del Messico (GoM). La produzione del     Texas è aumentata di altri 0,95 milioni di barili al giorno nel 2018, principalmente a causa dello sviluppo significativo della regione del Permiano, che ha rappresentato circa il 60% del totale degli Stati Uniti. L’EIA prevede che tre importanti giacimenti di petroliferi di shell oil nel bacino del Permiano, Spraberry, Bone Spring e Wolfcamp, entro il 2050 rappresenteranno la metà della produzione cumulativa di petrolio (nel 2050 dovrebbe raggiungere 12 mb/g), seguita dai giacimenti di Bakken (19%) e Eagle Ford (17%).

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